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Traduzione intervista a Mohammed Al Zahawiri, salafita-jihadista, fratello di Ayman Al Zahawiri. Per saperne di più sull’ideologia salafita-jihadista

ottobre 11, 2012

 

 

La politica nella religione…con lo sheykh Mohammed Al Zawahiri

Puntata  del 31 Luglio 2012

http://www.youtube.com/watch?v=Fgxr9QbBiP4&list=PL0K2D0QdaP6AUcbaHnhbhhhQmZbPtQ78J&index=12&feature=plpp_video

Durata: 44 minuti e 59 secondi.

Intervista al fratello di Ayman Zawahiri. L’intervistatore presenta il fratello di Ayman El Zahawiri: Mohammed El Zawahiri per la prima volta sugli schermi.

Il giornalista che conduce la trasmissione inizia ricostruendo la vita dell’ingegnere Mohammed Al Zawahiri, fratello di Ayman  Al Zawahiri  dell’organizzazione terrorista “Al Qaeda.  Viene presentato come uno dei simboli della corrente “salafita-jihadista”,  liberato dopo la rivoluzione del 25 Gennaio 2012. Dal Cairo all’Afghanistan, all’Arabia Saudita agli Emirati dove fu arrestato, e poi imprigionato in Egitto. E’ stato accusato in numerosi processi, legati al “salafismo-jihadista”- Ha rifiutato la revisione ideologico-religiosa compiuta da “Al Jihad” e dalle “Jama’at Islamiyya” . Ha passato 13 anni in prigione ed era stato condannato alla pena di morte.

Si comincia con il giornalista che afferma che i gruppi salafiti-jihadisti sembrano avere fallito, in quanto  le primavere arabe, in particolare quella tunisina ed egiziana hanno provato il fallimento del progetto jihadista, avendo realizzato quello che non erano riusciti a realizzare i gruppi islamisti jihadisti, e Al Qa’eda fra questi, cioè la caduta dei sistemi di potere di Mubarak e di Ben Alì.

Mohammed El Zahawiri ringrazia non in forma personale ma come esponente della corrente salafita jihadista che per la prima volta viene invitata in Tv ad esporre la propria visione. Sostiene che la loro corrente, la corrente salafita-jihadista è l’unica che é impedita dal presentare la propria visione attraverso i  massmedia che di solito li descrivono malissimo, dice, per realizzare gli scopi americani e sporcare l’immagine della corrente jihadista islamica.

Teorizza che le rivoluzioni arabe siano nate per rispondere a ingiustizie sociali, economiche e religiose. Afferma poi che una delle ingiustizie più forti è quella di impedire ad un credente di adorare il suo Dio come crede. Questa oppressione dura da oltre 100 anni dalla fine dell’impero ottomano, e impedisce le richieste dei popoli di governo secondo i dettami della shari’ah islamica.

Al Zawahiri afferma che loro sono con le rivoluzioni arabe, in ogni rivoluzione il popolo esprime la propria rabbia, ma devono essere guidate e dirette verso una corretta direzione da una guida giusta. In Yemen ad esempio la corrente jihadista-salafita fu la prima a schierarsi con il movimento del Sud per chiedere le libertà. Li supportarono e vinsero.

Il presentatore lo interrompe e gli chiede di fermarsi e di spiegare perché si definisce della corrente                 ” jihadista-salafita”. Mohammed Al Zawahiri sostiene che non vuole soffermarsi sulla definizione, ma loro sono musulmani, adorano Allah, e appartengono alla religione islamica, alla religione dei Compagni del Profeta e dei loro seguaci. Quando l’intervistatore accenna allora ad “Al Qa’eda” , Mohammed Al Zawahiri afferma che tutti coloro che seguono l’islam letteralmente possono definirsi dei salafiti, e che nella corrente islamista di oggi, il pensiero salafita  é maggioritario. L’intervistatore torna a “provocare” Al Zawahiri sull’organizzazione di “Al Qa’eda” e Zawahiri con un sorriso risponde che c’è la corrente salafita “scientifica” (al salafi al’ilmi) e quella “jihadista”(al salafi al jihadi). Alla domanda in quale corrente tra le due si situino  lui e i suoi, Al Zawahiri non risponde con chiarezza, ribadisce la parola “salafi” e l’intervistatore lo incalza ricordandogli che ci sono diversi modi di essere “salafi”. Al Zawahiri risponde dicendo che loro prendono l’islam in forma completa inclusa la “porta del jhad”, subito specificando però che ciò non significa che loro applichino il jihad in momenti non appropriati, o che cerchino il jihad, loro chiedono solo alla gente di applicare le leggi di Allah seguendo la corretta legge di Dio.

L’intervistatore insiste su “Al Qa’eda” e sull’uccisione dei civili da parte dell’organizzazione terrorista, citando alcune statistiche che ricordano come la maggior parte dei caduti negli attacchi di Al Qa’eda siano musulmani, l’80%, e come il 70% siano invece vittime civili e chiede come possa essere sostenuto questo da un punto di vista shiaraitico. A queste parole Al Zawahiri  risponde usando il “noi”, afferma che “noi dell’organizzazione Al Qa’eda siamo legati ai principi della shari’ah e e ogni uccisione fuori dalla shariah la rifiutiamo e la condanniamo”, ma che i  massmedia riportano le cose in modo sempre errato dicendo che uccidono dei civili, e cita l’esempio dell’11 Settembre in cui sostiene che morì il capo degli investigatori federali americano, e non viene mai citato questo nome e questa persona. L’intervistatore immediatamente lo interrompe e gli chiede simbolicamente se allora le circa 3.000 persone che morirono erano tutti dell’Esercito o poliziotti secondo lui e gli ricorda che anche il palazzi colpiti erano un palazzi civili e non militari.

Mohammed Al  Zawahiri risponde che ci vorrebbe una puntata per parlare dei fatti dell’11 Settembre e per spiegare il punto di vista shiaraitico rispetto a quanto avvenuto, ed evita di rispondere in modo diretto, mentre il giornalista gli ricorda l’uccisione dei giovani che attendono di entrare nell’Esercito e della Polizia in Iraq é sempre un omicidio di civili. Al Zawahiri lo interrompe in evidente difficoltà e gli ricorda che loro due hanno visioni e storie molto differenti e perciò di lasciargli raccontare dall’inizio quel che vuol dire. Riprende Al Zawahiri perciò chiedendo in modo retorico quale é il motivo della nostra esistenza in questo mondo e affermando che siamo stati creati per adorare Allah. “Ci dobbiamo arrendere alla Legge di Dio, alla shari’ah di Allah” teorizza il fratello dell’attuale leader di Al Qa’eda, e dice che in quanto  salafiti-jihadisti prendono la religione islamica in modo completo e totale e se c’è un solo elemento contro la legge di Dio lo abbandonano e ritornano alla legge di Dio. L’intervistatore ricorda che l’omicidio degli innocenti va contro la legge di Dio, e Zawahiri dice che loro rispettano la legge di Allah completamente e chiedono di discutere con gli ulema e i sapienti di religione. L’intervistatore ritorna incredulo sull’uccisione degli innocenti, mentre Al Zawahiri sostiene che loro fanno come ha fatto il Profeta, e se si prova che fanno qualcosa di sbagliato sono pronti a prendersi le responsabilità, ma che sia giusto o sbagliato non si può giudicare tramite i massmedia occidentali.

Il giornalista gli chiede se non si sia pentito delle operazioni di “Al Qa’eda” dopo aver visto come i ragazzi egiziani del 25 Gennaio abbiamo vinto sul regime, provando che quella era la strada ed il metodo corretto.

Al Zawahiri poi afferma con sicurezza che le “rivoluzioni arabe” sono  un risultato delle pressioni esercitate dalle azioni della corrente salafita-jihadista e non sarebbero riuscite senza di queste. Cita confusamente le bombe americane sull’Afghanistan, fornendo l’occasione al giornalista per confutarlo e ricordare che la causa principale dell’invasione dell’Afghanistan da parte Usa furono proprio i fatti dell’11 Settembre.

Al Zawahiri dice che é gli Usa hanno invaso l’Afghanistan per motivi materiali e avendolo pianificato preventivamente. L’intervistatore gli ricorda  che anche fosse stato così la loro colpa sarebbe comunque loro che hanno dato così il pretesto agli Usa di intervenire, dopo  i fatti dell’11 Settembre 2001.

Sempre l’intervistatore gli chiede se veda migliore il loro metodo oppure se non si sia convinto che il metodo usato dai giovani arabi durante le rivoluzioni é più efficace. Al Zawahiri afferma che sente che loro e i giovani arabi sono ancora in una unica corrente, non sono separati dai giovani arabi. I giovani arabi, prosegue Al Zawahiri, sentono che le loro rivoluzioni non potranno essere completate se non quando gli Usa saranno colpiti. Prosegue dicendo che l’America é un tiranno, é l’unica forza che bombarda il mondo, che uccide gli innocenti e non può essere fermata se non con colpendola. Chi l’ha colpita aveva lo scopo di salvare gli innocenti che gli Usa uccidono in ogni angolo del mondo. Il giornalista lo ferma chiedendogli perché l’America, o non le organizzazioni arabe che loro scomunicano spesso, facendo “takfir” o  non Israele  ad esempio. Zawahiri risponde che si deve guardare a tutti i nemici, ad ognuno il suo tempo, oggi  l’America, ma Al Qa’eda ha agito anche contro Israele, e intende agire contro Israele. Continua dicendo che chi è attaccato ha il diritto di difendersi, é un diritto legale, se uno bombarda una casa deve aspettarsi una reazione. Gli Usa sono presenti nell’area da oltre 40 anni. Questo é un attacco completo ai popoli islamici. Se si uccide uno o due soldati non si raggiunge il risultato che si raggiunge colpendo l’America a casa sua. Quando le organizzazioni arabe non difendono più i popoli dalle prepotenze degli Stati Uniti, arriva qualcuno che lo fa al posto loro, e non si può dire che sia lui il criminale, perché dobbiamo cercare per prima dove é il crimine, chi ha compiuto l’attacco per primo. Se gli Usa ritirassero i loro soldati non servirebbe più combatterli.

L’intervistatore chiede perché non hanno provato ad attaccare i regimi arabi, o per esempio il sistema di Mubarak. Al Zawahiri risponde che l’America dopo essere stata colpita in casa, é stata costretta a fare pressioni sui paesi e organizzazioni arabe per concedere e applicare la democrazia. Infatti il 25 Gennaio uno degli esponenti principali del governo egiziano, Safwat Sherif, parlò di “caos creato” e ciò che é accaduto in Egitto non é che la prosecuzione di uno scenario che loro (i salafiti-jihadisti) avevano iniziato. Poi Al Zawahiri si lancia in un paragone tra il tributo di sangue lasciato dalle rivoluzioni arabe e il tributo pagati invece dalle operazioni militari dei gruppi salafiti-jihadisti sostenendo che loro provocarono meno sangue di quello versato durante queste rivolte, ma viene fermato dal presentatore che gli chiede invece se consideri il governo di oggi del Dott. Mohmmaed Mursi e dei Fratelli Musulmani con il loro partito un buon punto di partenza per arrivare ad governo e ad uno stato islamico.

Zawahiri, riprende l’argomento precedente e riparte dicendo che le rivolte arabe sono state più sanguinose delle operazioni jihadiste, e che molti scopi non sono stati raggiunte. L’ingiustizia é ancora presente.

Sostiene che le rivolte arabe sono un prolungamento di ciò che ha iniziato la corrente islamista contro l’America. Alla domanda del giornalista su come raggiungere gli scopi della rivoluzione egiziana El Zawahiri suggerisce di sedersi e studiare insieme il problema. Alla domanda su chi intendesse con l’espressione “studiare insieme”, Al Zawahiri individua tutti i gruppi delle correnti islamiche e ovviamente la corrente salafita-jihadista. Assicura che loro non sono solo missili e bombe, e sono pronti a rivedere le posizioni se si prova che sbagliano, e assicura che non hanno problemi di dialogo con chiunque.

A questo punto gli viene chiesto se aderisse alle revisioni ideologiche in senso pacifico come hanno fatto i “gruppi islamici”, “Jama’at Islamiyya “( che hanno rivisto le loro posizioni pubblicamente, rifiutando la violenza come metodo politico e denunciando errori filosofici e giuridici a livello religioso e ideologico), ma Al Zawahiri non approfondisce perché dice di non voler soffermarsi sulle differenze con altri gruppi della corrente islamista. Al Zawahiri non ne é convinto per nulla e denuncia di essere stato minacciato di pena di morte perché non voleva aderire all’opera di revisione collettiva delle “Jama’at Islamiyya” e dell’organizzazione del “Jihad”.

Gli viene allora chiesto cosa pensi delle formazioni dell’islam politico, dei vari partiti presenti in campo islamico. Mohammad Al Zawahiri conferma la sua linea dura e rigida sostenendo che la democrazia é “shirk” dicendo che é fuori dalla shari’ah presentarsi come partito on questa Costituzione laica. Non possono esserci altre leggi se non quelle di Allah, perciò chiunque partecipi, inclusi i partiti islamisti, è fuori dalla shari’ah islamica. Allah ci ha inviato un sistema valido fino al giorno del giudizio e non si può dare la sovranità ad altri che ad Allah. Il popolo può decidere su questioni come il traffico o la dogana, ma non può mettere in discussione nulla che sia stato rivelato, cosa che invece la democrazia permette. Perché la sovranità appartiene solo ad Allah.

Il popolo potrebbe rendere “halal” cose proibite nell’islam, e siccome la sovranità nelle costituzioni laiche é nel popolo é per forza sbagliato perchè la sovranità é solo quella di Allah

Quando il presentatore chiede cosa ne sarebbe dei cristiani, Zahawiri risponde che l’islam regola i rapporti con i fedeli di altre religioni e anzi, i cristiani starebbero meglio con la shari’ah di Allah che con una Costituzione laica. I cristiani sono “ahl el dhimma”, protetti dai musulmani e “dhimmi”, secondo l’antica definizione shiaraitica per le minoranze cristiane nei paesi islamici. Quando il giornalista che presenta il programma chiede se allora consideri il sistema attuale come un sistema “kafir”, miscredente, Al Zawahiri evita di pronunciare queste durissime parole, ma ricorda che l’unico sistema che é coerente con la fede islamica é quello basato esclusivamente sulla shari’ah, sulla legge islamica. Il presentatore allora chiede come sia possibile che tutti gli altri gruppi islamisti sbaglino, accettando di giocare nel sistema dei partiti. L’ospite risponde che essere in tanti a sostenere qualcosa non é indice che quella cosa sia giusta e si può avere ragione anche da soli (in polemica con molti).

Il presentatore poi chiede se l’arrivo al potere di una persona con un background islamista é l’inizio della strada o della speranza per l’applicazione della shari’ah in Egitto? La risposta è che la rivoluzione è stata una cosa buona per la corrente salafita, vogliono che la gente li ascolti e gli parli, non sono cattivi come i massmedia li descrivono, dice che loro si difendono, e ritorna a parlare degli Usa e dice “guarda cosa ci ha fatto l’America”.

Il presentatore domanda allora perché Mohammed Al Zawahiri parli sempre in forma plurale come se ci fosse un gruppo, una corrente dietro a lui. Al Zawahiri dice d parlare a nome  ei musulmani e dell’islam, parla a nome dei musulmani in Egitto e del mondo tutto. Continua proclamando che la corrente salafita-jihadista é diffusa in tutto il mondo e che gli Usa stanno cercando in tutti i modi di sporcare l’immagine di questa corrente, di farli apparire dei pazzi ed estremisti affinché la gente se ne allontani, li descrivono come criminali mentre loro vogliono solo il bene per tutta la Umma islamica.

Il giornalista torna su Mursi e se applicherà la shari’ah o meno chiedendo un parere all’ospite, e Al zawahiri afferma che il modo in cui é andato al potere Mursi non é corretto shiaraiticamente, attraverso elezioni e Parlamento, ma che in questa rivoluzione c’è molto di buono e che loro vogliono completarla,la gente deve essere consapevole che la più grossa vittoria ottenuta é una vittoria nel campo  dell’ “aqida”, della fede,  e la gente che ha votato al 77% per le formazioni islamiste, non intendeva far vincere  “al Hurriya wa al ‘Adala” (“Libertà e Giustizia”, il partito dei Fratelli Musulmani), o i salafiti, ma é un popolo che sente che era stato oppresso dal punto di vista religioso e vuole  affermare questa sua fede. Il presentatore chiede perché non imputi la vittoria al fatto che la gente ha apprezzato il lavoro per la giustizia sociale svolto dalle formazioni islamiste. A questo punto Al Zawahiri risponde che l’espressione “la corrente islamica” vuol intendere la shari’ah, la corrente che sostiene che la shari’ah deve essere applicata come legge in Egitto, anche se poi, commenta, parte della corrente islamica “ha preso delle posizioni un pò deboli”,  ma alla richiesta di chiarimenti preferisce non approfondire, mentre ritorna sulle cifre ricordando che sul 77% dei voti islamisti, se contiamo i voti tra i musulmani la percentuale si alza ancora e supera l’80%. Il presentatore contesta questa lettura e invita a non leggere la politica secondo criteri di fede, sostenendo che in Egitto non si vota secondo la scuola teologica di appartenenza, ma si votano personalità. Al Zawahiri non é d’accordo e ricorda che non c’era nessuno di famoso alle elezioni, e sostiene che i “fulul” (la famosa ormai parola egiziana che indica coloro che erano legati al regime di Mubarak) non hanno avuto successo alle elezioni perché erano tra coloro che avevano compiuto ingiustizie. e il cittadino egiziano era oppresso da ogni punto di vista, economico, della sicurezza, della fede. Lo interrompe il giornalista dicendosi sollevato di non aver sentito da lui che i “fulul” non erano riusciti nelle elezioni “perché avevano compiuto delle ingiustizie e non perché erano di un’altra fede” (riferendosi all’uso del “takfir”, l’anatema di scomunica, l’accusa di non aver abbandonato l’islam, strumento usato  in particolare dai gruppi salafiti). In realtà appare più una forzatura del giornalista perché Al Zawhiri infatti procede sostenendo che il popolo egiziano aveva subito un’oppressione dal punto di vista della fede, tra i peggiori tipi di ingiustizia, perché l’interdizione della relazione tra creato e Creatore costituisce la più grave tra le ingiustizie.

Il giornalista ritorna ancora una volta a Mursi chiedendo quale metodo avrebbe dovuto usare  e Al Zawahiri dice che non c’è “haram” a meno che non ci sia un testo che lo proibisce, ricorda che nel modo usato da Mursi c’è una forma di “shirk”, politeismo,  perché nel governo con Costituzione civile c’è qualcosa oltre ad Allah, la sovranità non é esclusivamente di Allah ribadisce. Il presentatore chiede cosa ci sia di sbagliato nelle elezioni e Al Zawahiri afferma che le elezioni in sé stesse non sono un problema ma che non possono essere per qualcosa che non é “legale” shiaraiticamente. E ritorna sul concetto che se la sovranità è del popolo non può essere accettabile per l’islam, perché il popolo può autorizzare cose proibite nell’islam o proibire cose lecite nell’islam e questo é un concetto che ogni musulmano deve rifiutare.

Il presentatore ritorna su “Al Qa’eda” e chiede quanti siano in Egitt, ricevendo come risposta che “Al Qa’eda non é un’organizzazione ma una corrente di pensiero” e il conduttore concorda dicendo che sa che “Al Qa’eda” non é un’organizzazione ma che vuole sapere se hanno qualcuno che si occupa della diffusione delle loro idee, se ci sia un gruppo in Egitto che si incontri e che si ritrovi per discutere, per studiare…

Al Zawahiri afferma che gli Usa combattono la loro corrente e che a causa della repressione e degli attacchi usa non riescono a darsi luoghi di incontro.

Il giornalista passa all’argomento della Costituzione e della proposta di “marja’iyya” , l'”autorità” dell’Azhar. Al Zawahiri dimostra una certa ostilità verso Al Azhar, ricorda che lui adora Allah e non Al Azhar e che nel’islam non ci sono preti come nel cattolicesimo. Poi passa a fare degli esempi politici legati all’attualità, si chiede retoricamente e con fastidio verso Al Azhar perché veda i giovani del gruppo “6 Aprile” chiedere la shari’ah direttamente come prima fonte della legislazione e invece Al Azhar insista per mantenere l’attuale forma che certifica che “i principi della shari’ah sono la principale fonte di Costituzione”. Giudica i “principi della shari’ah” un’espressione troppo vaga, che comprende valori umanitari generali, come la misericordia, la giustizia, l’uguaglianza…questi dice che sono principi della legge francese.

Coglie poi l’occasione di una domanda sulla utilità delle idee salafite-jihadiste per la società egiziana per affermare che queste idee sono utili per tutta la Umma islamica, e che mentre loro sono descritti come persone sanguinarie dai massmedia, sono invece persone molto buone, indicando come esempio Usama Bin Laden, che era un business man di successo,  il proprio fratello Ayman Al Zawahiri, leader attuale di Al Qa’eda, ricordando che é un medico, e che sono soliti eccellere nel loro lavoro. Confida una vicenda personale, quando era carcerato dalla Sicurezza Nazionale (“Aman el Dawla” l’odiatissima Polizia Segreta) per 5 anni senza alcuna speranza di rivedere il mondo esterno, scrisse dei ricordi che gli furono presi perché all’inizio scrisse “a servizio della mia Umma” e non “al servizio del sistema al potere”, sostiene che loro amano il bene e cercano di salvare la gente dal politeismo, per farli entrare in Paradiso, ricercano anche i non musulmani. Quando l’intervistatore gli chiede del loro futuro e se pensano di poter diventare un giorno un partito ma la risposta é ovviamente che sotto queste circostanze con una Costituzione laica, non é possibile per loro, ma continueranno a partecipare al movimento, richiamando la gente, e occupandosi di problemi sociali. Ricorda che la diffusione di droghe é uno dei nuovi fenomeni più diffusi e che é un favore al nemico israeliano che l’Egitto non può permettersi, un regalo di primo livello.

Il giornalista ritorna alle domande e gli chiede cosa pensi delle esplosioni in Sinai e chi pensi ci sia dietro e afferma che Israele sostiene che in Sinai oggi ci siano gruppi jihadisti che agiscono in Sinai. Ma la risposta di AL Zawahiri é decisamente ferma, dice che anche la Clinton e che le agenzie di sicurezza egiziane dicono questo, ma sostiene che in Sinai non ci sono affatto gruppi jihadisti come dicono ma che ha agito il sistema precedente, i “fulul” del sistema caduto, ricorda che queste agenzie di sicurezza Sicurezza Nazionale sono sempre state dietro a questi fatti in Egitto. Afferma che si diceva che queste agenzie di sicurezza fossero la cosa più necessaria per il paese, ed ora che da quasi due anni non ci sono più non é successo nulla nel paese nel campo del terrorismo. Dice che questo prova ulteriormente che erano loro a compiere queste azioni. Quando il giornalista menziona chesono cose non provate, Al Zawahiri afferma che se avessero avuto sospetti su guide storiche rilasciate dal carcere non avrebbero lasciato liberi i vari gruppi  di Alessandria, di Mansura. Nell’ultimissima parte della trasmissione si prosegue a discutere di processi e Al Zawahiri, menziona alcuni processi famosi come quello di Zeitun, di Al Azhar e richiede la liberazione degli islamisti ancora in prigione e ricorda che i processi sono fatti basandosi su carte piene di cose estorte con la tortura.”

Così termina l’intervista al fratello di Ayman Al Zawahiri, leader spirituale di Al Qa’eda, il salafita-jihadista Mohammed Al Zawahiri probabilmente esprime i concetti che il fratello, nascosto in Afghanistan, non può esprimere ma che spesso é riuscito a comunicare con cassette e blog compiacenti. Ricordiamo quando Ayman Al Zawahiri annunciò che avrebbe risposto alle domande che gli fossero arrivate da musulmani simpatizzanti jhadisti tramite i vari blog di area. Una convertita italiana, la moglie dell’ex-imam di Carmagnola, Aisha Farina, rimasta con il marito anche dopo la sua espulsione dall’Italia e mandato in Senegal dalle autorità italiane che lo giudicavano pericoloso, dall’ “esilio” tramite il suo blog si offrì di raccogliere le domande per farle avere ad Al Zawahiri, e dopo un certo periodo postò le risposte. L’ideologia salafita-jihadista é una versione violenta di un’ideologia già basata sulla sopraffazione e sull’odio, speculare e perfettamente calzante alla teoria “bushista” dello “scontro di civiltà” espressa da Samuel Huntigton. Il salafismo-jihadista é una vera e propria ideologia che non rispecchia assolutamente l’islam ma anzi ne distorce i principi e li nega con la sua pratica. I musulmani per primi devono perciò denunciare questa ideologia malata e questo infangare l’immagine dell’islam da parte di gruppi di fanatici che purtroppo possono contare su grossi finanziamenti da numerosi miliardari del Golfo e da altri paesi islamici. Gruppi salafiti-jihadisti che non dimentichiamo ricevettero soldi a pioggia dagli Usa quando “servivano” per combattere l comunismo, dall’Afghanistan alla Palestina, dall’Egitto al Marocco…. Sconfiggere anche a livello culturale questa corrente fascista, diventa oggi una priorità per tutti, musulmani in testa, che non possono assistere all’uso strumentale della religione islamica da parte di folli ignoranti e assassini che contraddicono i principi di tolleranza tipici invece dell’islam.

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